Spesso
riconosco con gratitudine, di essere una persona fortunata perché posso
svolgere quotidianamente un’attività, il Counseling, che può dar modi e idee
per il benessere e la crescita delle persone accanto a me aiutandomi, nel
contempo, a sviluppare anche le mie stesse aspirazioni e qualità. Insomma
un’attività che ti da soddisfazioni, ti appassiona e ti diverte e che con
difficoltà chiami “lavoro”,non puoi
senza ombra di dubbio definirti fortunato.
MA CHI E’ E COSA FA UN COUNSELOR ?
Credo sia importante illustrare la funzione
del COUNSELOR a chi si avvicina per la
prima volta all’argomento, onde evitare che si creino incomprensioni e
ambiguità.
Per incontrare il primo COUNSELOR dobbiamo fare un salto indietro nel
tempo di 2500 anni e tornare ad Atene, in Grecia, con un po’ di fortuna ,
andando a passeggio per le vie assolate in mezzo alla folla che va verso il
mercato, potremmo incontrare Socrate. La cosa non dovrebbe essere difficile
visto che il filosofo aveva l’abitudine di fermarsi a parlare con le persone .
Poneva loro molte domande, con l’obiettivo di farle riflettere sul fatto che le
loro convinzioni spesso erano false, frutto di principi e pregiudizi indotti.
Con i suoi interrogativi Socrate metteva in dubbio queste certezze, benché non
tentasse di sostituirle con le proprie . Piuttosto, invitava l’interlocutore a
formarsi un opinione personale . Questa sua tecnica è stata definita MAIEUTICA, letteralmente l’arte dell’ostetricia Socrate non faceva nascere
bambini, ma nuove idee in chi aveva di fronte .
Proprio come lui un bravo
counselor :
· OPERA ATTRAVERSO DOMANDE, CHE SERVONO PER FARTI
RIFLETTERE SULLE TUE CONVINZIONI, CHE SPESSO SONO LIMITANTI.
· NON FORNISCE LE PROPRIE SOLUZIONI MA TI AIUTA A TROVARLE
AUTONOMAMENTE, IN FUNZIONE DI QUELLO CHE E’ GIUSTO PER TE.
· UTILIZZA E INSEGNA TECNICHE PER FARTI
GENERARE NUOVI COMPORTAMENTI, IDEE,
MODI, CONVINZIONI E COSI’ VIA.
Metaforicamente immagina una pianta che si trova in un
giardino meraviglioso. Senti l’odore dei fiori, osserva l’incredibile gamma di
colori e sfumature, goditi la pace e l’aria pulita. Tu sei il giardiniere e il
tuo compito è mettere le piante nelle condizioni di crescere e fiorire. Le
piante hanno la tendenza ad andare verso il sole e quando non crescono diritte
soffrono. Il giardiniere allora per prima cosa elimina le erbacce e tutti gli
ostacoli che impediscono o rallentano la crescita , poi mette a loro fianco un
piccolo bastone, uno strumento cui, se vorranno, potranno appoggiarsi per svilupparsi
nella direzione che è loro più congeniale, e finalmente sbocciare rigogliose.
QUESTO FA IL COUNSELOR:
·
TI AIUTA
A CAPIRE IN CHE DIREZIONE VUOI CRESCERE;
·
ELIMINA O RIDUCE
I FATTORI CHE IMPEDISCONO O RALLENTANO LA CRESCITA;
·
TI FORNISCE GLI STRUMENTI PER RAGGIUNGERE IL
RISULTATO, O MEGLIO, TI AIUTA A CREARLI.
Secondo
me però un buon COUNSELOR deve avere anche un altro obiettivo, che sta sopra
tutti gli altri LA FELICITA’, ovvero il benessere, del cliente.
Troppo spesso,
infatti, ho visto persone ottenere i risultati desiderati per ritrovarsi magari più sicure e
gratificate e al contempo infelici tanto quanto lo erano prima.
Continuo a
essere affascinato da come noi esseri
umani siamo in grado di trasformare la nostra realtà in un paradiso o in un
inferno, da come i nostri pensieri
condizionano i risultati che otteniamo e da come, imparando a usare
meglio questo potentissimo strumento donatoci da madre natura, possiamo
trasformare le nostre esistenze.
Quando si ha la possibilità di incontrare ogni anno tante
persone diverse, per età ed estrazione sociale ( dallo studente
all’imprenditore dalla casalinga al pensionato), di lavorare con loro
aiutandole a raggiungere gli obiettivi desiderati e a superare le problematiche
che li ostacolano, di ascoltare le loro storie e condividerne i sogni e i
dubbi, una domanda sorge spontanea : MA COME MAI TANTE PERSONE VIVONO NELL’ANSIA E NELLA
SOLITUDINE ?
COM’E’
POSSIBILE CHE, IN UN MONDO CHE CI OFFRE COSI’ TANTE POSSIBILITA’ PER ESSERE
FELICI, IN CUI ABBIAMO MILLE OPPORTUNITA’ PER REALIZZARE LA VITA CHE
DESIDERIAMO, SIANO COSI’ TANTI QUELLI CHE NON FANNO ALTRO CHE RIEMPIRSELA DI
STRESS, TENSIONI, RABBIA, FRUSTRAZIONI E INFELICITA’ ?
L’ansia e un sentimento che nasce da una modificazione
corporea dovuta alla percezione del
pericolo. Rappresenta, in breve, le mille forme della paura. L’ansia è il
disturbo psicologico più diffuso, ma la sua origine è nella maggior parte dei
casi culturale. Comprenderne i meccanismi interiori facilita il suo
superamento.
Ma per governare l’ansia, per valorizzarne la funzione creativa e
adattiva, per evitare che si trasformi in attacco di panico, è necessaria una
strategia di auto sviluppo che faccia perno sulla VOCAZIONE alias TALENTO
oppure DOTE dell’individuo. Quando parliamo di vocazione, non dobbiamo fare
l’errore di pensare solo alla “chiamata” di stampo religioso, ma dobbiamo
pensare ad un insieme di attitudini e passione, di talento e amore, questa
è una delle strade per la felicità.
L’ansia , a mio avviso, è strettamente legata alla
vocazione. Sorge nel momento in cui sentiamo di poter spendere la nostra vita
in funzione di un senso e di un significato che non riusciamo a decifrare.
Risorge come paura di non riuscire.
L’accostamento ANSIA – VOCAZIONE può sembrare strana. In effetti è originale e
deriva da una lunga riflessione e applicazione professionale. La nozione di contesto è estremamente
complessa. Concerne il periodo storico in cui una persona vive, il suo paese,
la sua comunità, le relazioni, affettive. In particolare distinguo due periodi
dal dopoguerra a oggi.
Il primo periodo è caratterizzato dalla corsa al
successo di stampo maschile e dalla mistica della femminilità. L’ansia deriva
dalla paura del fallimento della performance e dall’incapacità di adattarsi ai
compiti che la società patriarcale impone alle donne. Il paradigma culturale
prevalente è quello dell’obbedienza . Educatori e terapeuti sono orientati e orientano l’interlocutore ad adeguarsi a regole e norme sociali. L’ansia è un
sintomo della incapacità di adattamento
e al contempo lo stimolo più potente a cambiare e così i movimenti sociali e culturali degli anni sessanta e
settanta modificano il paradigma di base.
Dall’egemonia dell’obbedienza,
subentra la spina ad autodeterminare e auto realizzare la propria esistenza . Si passa dalla necessità di adattamento a un
contesto forte alla possibilità di autorealizzazione in un contesto fragile.
Comincia così una seconda fase dove l’individuo viene chiamato a diventare
pieno e sovrano di se stesso e di conseguenza a dimostrarlo.
L’ansia così emerge come ricerca della propria
vocazione , come paura di non riuscire e o come incompetenza nel realizzare
desideri, sogni e passioni. Su questa strada, sorgono nuovi ostacoli. Le
vecchie difese terapeutiche molecolari rinascono come medicine di performance.
Ed ecco il dilagare di varie pillole
come forma di doping/scorciatoia che conduce a nuovi vicoli ciechi .
Inoltre la
complessità dell’essere si deforma nel’economica possibilità dell’avere e si insinua nelle
relazioni sociali. Creando nuove ansie e paure.
Ma l’ansia continua ad essere
un potenziale fattore di cambiamento, come l’ho è stata negl’ anni sessanta e
settanta, una straordinaria alleata, che va ascoltata e interpretata. Come
afferma Gabbard, illustre psichiatra e accademico americano, molto studiato
anche nelle nostre facoltà di psicologia, gli individui tendenzialmente più
ansiosi, non sono certo i più sbagliati o malati. In alcune situazioni, possono
essere meglio equipaggiati di altri per sopravvivere ai pericoli ambientali,
possono sviluppare un pensiero altamente creativo e spesso usano la loro ansia
come segnale per crescere, migliorare e sviluppare le loro capacità. Ancora
oggi nelle situazioni più gravi, cioè quando l’ansia inficia complessivamente
la qualità della vita, lo psichiatra o il terapeuta si trova di fronte ad una
molteplicità di dilemmi:
quale trattamento prescrivere e con quale finalità? Si
deve affrontare il sintomo o lavorare con la persona che pone un problema? Gli
stessi assunti culturali su cui i terapeuti fondano la loro pratica clinica
portano a risposte molto diverse c’è chi abbraccia la terapia della chimica e
chi all’opposto, cerca di accompagnare il suo paziente alla ricerca del senso
che si nasconde dietro al sintomo .
La mia ipotesi come Counselor è che l’ansia sia correlata al rapporto fra
individuo e contesto e che sia un segnale che rimanda all’individuazione di
obiettivi di sviluppo. In particolare oggi è saltata la divisione gerarchica
dei bisogni. Ciò che sopratutto indicano gli adolescenti, con le loro ansie, le
loro speranze, le loro rinunce, le loro amicizie e amori, è che il bisogno di
sicurezza non può essere disgiunto dal bisogno di stima, appartenenza e
autorealizzazione e che l’essere espropriati della speranza, come dice il
nostro amato Papa Francesco, è come operare un genocidio culturale nei
confronti di un’intera generazione.
Come dicevo la mia ipotesi è che
al’origine delle ansie moderne, sulla base di un travagliato cambio storico,
c’è un problema squisitamente culturale , da cui possono nascere problemi
psicologici. La vocazione , come combinazione fra attitudini e passione , fra
talento e amore, fra impegno e gratificazione, è una delle strade possibili sia
per superare l’ansia che per affermare e soddisfare in termini costruttivi e
dinamici i propri bisogni. Non è una
terapia, ma un metodo e una strategia di sviluppo e di affermazione,
individuale e collettiva. L’ostacolo maggiore è l’ideologia della crisi e dell’emergenza. Viviamo in un contesto
socioculturale in cui la crisi e l’emergenza ci accompagnano nel nostro quotidiano
incutendoci paura, ciò che per natura dovrebbe essere delimitata e limitata (
crisi e emergenza ) nel tempo sono
diventate stabili e costante, la nostra emergenza sembra infinita a tal
punto che il concetto di futuro diventa una minaccia. Per superare la logica
dell’emergenza bisogna riprendersi il senso del futuro, riappropriandosi del
proprio talento, della propria creatività, del proprio dono in modo da
trasformare la propria vita usando l’ansia come alleato e non come fonte di
paralisi. Il malessere diffuso ci indica la repressione di una potenzialità
intrinseca alle nostre vite, la spinta dell’autorealizzazione , che ha messo in
dubbio e in crisi il concetto di adattamento e di obbedienza.
La liberazione di
questa tensione vitale attraverso la vocazione rappresenta la strada maestra
che in moltissimi stanno già perseguendo, scoprendo che si può uscire dalla
logica dell’emergenza riappropriandoci delle nostre vite, attraverso nuovi
programmi di allenamento positivo per le nostre facoltà, intelligenze,
potenzialità e doti.
Ma non può essere affrontata da soli. Interpretare la
verità intrinseca dell’ansia, ci induce a trovare alleati, legami,maestri e
allenatori. Alcuni le chiamano dipendenze.
Ma noi in effetti siamo dipendenti,
dagli amori,dagli affetti, dalla bellezza della natura e siamo felici di queste
dipendenze perché la nostra essenza è intrinsecamente sociale. Costruire
alleanze ricercare allenatori, maestri e consulenti, scovare i laboratori per
far emergere il proprio talento, valorizzare se stessi con gli altri e grazie
agli altri, stabilire e perseguire i propri obiettivi di sviluppo grazie alla
scelta di contesti che favoriscono la crescita significa sottrarsi dal potere
paralizzante dell’ansia, facendola diventare una potente alleata , come fonte
energetica di evoluzione, contro l’ideologia della crisi e dell’emergenza
affermando così il proprio diritto a perseguire una vita felice qui e ora.
Vincenzo D’Angelo: Counselor ad approccio sistemico integrato
all’armonia posturoemozionale funzionale, Life-Mental Coach, Naturologo ,
operatore shiatsu, massaggiatore olistico, operatore Wassage.
conduttore di gruppi di E-Motion e Yoga della Risata
TEL. : 338-8809519
“professionista disciplinato ai sensi della legge 4/2013”.
del 14 gennaio 2013, pubblicata nella GU n. 22 del 26/01/2013"