Rogers rivoluzionò il
concetto di terapia negli anni quaranta. Fece rientrare il counselling e la
psicoterapia nello stesso processo : stimolare, in una relazione autentica rispettosa
e cordiale, l’auto-cura, prendendo così le distanze da un processo nel quale
il terapeuta o il counsellor erano visti
come : gli esperti, alla maniera dei
medici, che prescrivono ricette di guarigione. Ciò aiutò a creare un certo
livello di confusione tra psicoterapia e counselling .
Credo
che sia comunque possibile definire l’ambito
della psicoterapia per distinguerlo da quello del counselling in modo da minimizzare
le sovrapposizioni, visto che le distinzioni non riguardano dei confini fisici,
ma concettuali, che delimitano attività aventi significati diversi ma contenuti
simili.
Ritengo poco funzionale usare la durata degli incontri da alcuni
suggerito come criterio di distinzione tra psicoterapia e counselling, perché
ci troveremmo in conflitto con le psicoterapie brevi, nelle quali anche
incontri di pochissime ore, anche meno di cinque, sono considerate
psicoterapia.
Accennerò brevemente ad una metodo di distinzione basata su
tre dimensioni: la dimensione dentro o fuori della persona (la dimensione
interno-esterno), la gravità della difficoltà (non patologico-patologico) e la dimensione della collocazione psicologica della difficoltà la sua collocazione
nell’uiverso psicologico, conscio o inconscio .
Il terapeuta interviene su disagi che sono complicati dal
punto di vista del mondo interiore della persona, mentre il counsellor è nel
proprio ambito se interviene su difficoltà che sono complicate a causa della
complessità del mondo esterno. Ad esempio,
non è necessariamente un segno di patologia se ci sono difficoltà nel gestire
una transizione di vita, come il passaggio dalla condizione di coppia a quella
di genitori o a quella di rottura del legame di coppia, oppure sorgono
scompensi nel passare dalla situazione di studente universitario a quella di
adulto che si inserisce nel mondo del lavoro, o che si riferiscono a situazioni
che implicano scelte di carriera, o transizioni da situazioni di normale vita
quotidiana a situazioni di lutto o di disastro naturale. In altri termini lo
psicoterapeuta ha una quasi esclusiva sui processi soggettivi e oggettivi dentro la persona, mentre il counsellor
ha una quasi esclusiva quando si tratta condizioni
difficili e nuove esterne alla persona.
In secondo luogo la psicoterapia riguarda i contenuti in
quanto manifestano condizioni patologiche della personalità. Il disagio presenta carenze che gravitano nell’ambito percettivo, di pensiero e di
comportamento, e in generale del mondo soggettivo ed oggettivo da intralciare
gravemente l’uso delle ordinarie funzioni di vita.
Il counselling affronta situazioni che possono ancora toccare, leggere disfunzioni della personalità, ma la focalizzazione non è sul disagio
riferibile a strutture psicologiche che intralciano gravemente le risorse
normali di gestione della vita della persona ma sulle competenze di percezione, di pensiero e di azione normalmente
funzionanti se adeguatamente contestualizzate e informate.
In terzo luogo,
il cliente può presentare difficoltà che
riguardano prevalentemente la sfera conscia del suo agire, per cui ha notevole
potere sulle risorse interne soggettive e oggettive. La difficoltà non
deriva da processi così fuori dalla coscienza da impedire un sano controllo sulle proprie
risorse cognitive ed affettive. Si tratta, ad esempio, di difficoltà di stile
di comunicazione, difficoltà di inquadrare adeguatamente problemi o di
contestualizzali in modo funzionale rispetto ai punti costruttivi di arrivo desiderati,
e tali difficoltà sono superate con normali interventi chiarificatori.
L’aiuto che viene chiesto al counsellor
riguarda non la carenza di risorse psicologiche, ma la complessità del mondo di
inserimento della persona. Ad esempio, si presenta un uomo che si deprime
perché ha perso il lavoro e la depressione scompare quando il fattore esterno,
il licenziamento, è affrontato in modo risolutivo; la difficoltà non è dovuta
ad una peculiare organizzazione psichica: il sintomo, di per sé psicologico, ha
le radici in un fattore contestuale
esterno, il licenziamento. Ovviamente se la reazione depressiva fosse così
grave da intralciare gravemente la capacità di usare le proprie risorse
psicologiche, il counsellor dovrà fare un invio.
Sulla base della logica
presentata è possibile concludere con una distinzione generale tra psicoterapia
e counselling : se si tratta di
patologia e impegnativo blocco dovuto alle
condizioni psicologiche della persona, il professionista è chiaramente
nell’ambito della psicoterapia; se,
invece, l’aspetto dominante riguarda un disagio che deriva dal mondo esterno o
è un misto di leggere difficoltà psicologiche e contesti altamente stressanti,
allora si è nel territorio che può riguardare più specificamente il
counselling, a patto che la fonte del disagio sia prevalentemente nel contesto
esterno alla persona.
Nel counsellin non si mira a
nessuna trasformazioni della personalità del cliente, ma sono
importanti le ridefinizioni e l’uso dei contesti, l’analisi di situazioni
esterne e relazionali, l’esplorazione di possibili alternative, la scoperta di
modi meno faticosi di risolvere problemi, l’ampliamento di significati nella
lettura dei contesti personali e interpersonali, la scoperta di vie d’uscita da
oppressioni, sfruttamenti e manipolazioni.
da un articolo di Pio Scilligo
Vincenzo D’Angelo: Counselor ad approccio sistemico integrato
all’armonia posturoemozionale funzionale, Life-Mental Coach, Naturologo ,
operatore shiatsu, massaggiatore olistico, operatore Wassage.
conduttore di gruppi di E-Motion e Yoga della Risata
TEL. : 338-8809519
“professionista disciplinato ai sensi della legge 4/2013”.
del 14 gennaio 2013, pubblicata nella GU n. 22 del 26/01/2013"
TEL. : 338-8809519
“professionista disciplinato ai sensi della legge 4/2013”.
del 14 gennaio 2013, pubblicata nella GU n. 22 del 26/01/2013"