martedì 18 agosto 2015

Insoffisfatto e grato ...cosa semino?


 In una società dove tutto è potenzialmente a portata di mano ma poco è concretamente raggiungibile per la maggioranza delle persone, l’insoddisfazione trova un terreno fertile dove poter proliferare mietendo vittime in ogni dove. Lo scontento ci corrode dentro, l’insoddisfazione è il rumore di sottofondo che accompagna le nostre giornate. Non riconosciamo il valore di ciò che facciamo, così come di ciò che abbiamo. La gratitudine è un sentimento che non ci appartiene. È come se avessimo perso la capacità di metter a fuoco ciò che ci piace veramente, perché con la mente siamo proiettati sempre da un’altra parte, negandoci il piacere di vivere in quel determinato momento.
Le più frequenti forme di insoddisfazione sono legate ad alcuni bisogni fondamentali dell’essere umano come quello di appartenere e di sentirsi amati oppure sentirsi realizzati professionalmente, o ancora,  sentire il senso profondo della propria esistenza.
Spesso, tra le cause della nostra insoddisfazione possiamo rintracciare dei modelli educativi inadeguati. Probabilmente, dietro l’insoddisfazione perenne potrebbe anche esserci una ferita che ci riporta ai nostri primi anni di vita. L’infanzia infatti è un periodo fondamentale per il nostro sviluppo nel quale si determina una parte importante del nostro destino. Per esempio: se da bambini non siamo considerati per quello che siamo realmente, se mamma e papà ci riempiono di costanti critiche su come facciamo certe cose o su come ci comportiamo, per forza di cose svilupperemo una parte di noi ipercritica che si porrà come ideale un modello di sé troppo perfetto. Questo ci porterà a non essere mai completamente  soddisfatti aprendo un divario dentro di noi, tra la nostra parte emotiva e quella razionale, con la conseguenza di un doloroso conflitto.
L’insoddisfazione cronica può evolvere in disturbi corporei come  gastriti, ulcere, attacchi di panico perché i sintomi somatici  spesso rappresentano una soluzione di compromesso nei conflitti psichici.
Per contrastare l'insoddisfazione trovo interessante e di sostegno un principio cardine della religione buddista : niente esiste di per sé, ma tutte le cose sono intrinsecamente correlate e si influenzano. Ogni cosa come ognuno di noi esiste, così come è oggi, grazie all’aiuto e al sostegno di moltissime persone ed eventi. In pratica anche la cosa che a prima vista sembra scontata, come per esempio un tramonto, un treno da prendere, un sorriso non è per nulla scontato ma fa parte di una trama sottile che ci lega tutti.
Ognuno, senza eccezioni, appartiene a questa rete di sostegno reciproco, di cui ciascuno beneficia nella misura esatta in cui contribuisce a renderlo più ricco e armonioso. C’è un film molto interessante che rende bene questa idea. Si tratta di Babel (2006) in cui persone distanti tra loro migliaia di chilometri incrociano per qualche ora i loro destini sulla terra. Vi consiglio di vederlo. 
Babel è un film del 2006 diretto da Alejandro Gonzalez Innaritu, interpretato da Brad Pitt, CateBlanchet.  Con questo film si chiude la cosiddetta - Trilogia sulla morte - che include anche i film Amores perros e 21 grammi. Il film ha vinto il  Premio alla miglior regia al Festival di Cannes 2006.
Quattro realtà diverse e apparentemente distanti tra loro (una famiglia marocchina, una statunitense, una badante messicana e padre e figlia giapponesi), si troveranno unite nel filo dell'esistenza.






Questo concetto mi evoca gratitudine. La persona in grado di vivere la gratitudine apprezza ogni giorno che vive, e che sente come un regalo e non come un peso, comprende che la sua vita viene resa possibile e semplificata grazie agli sforzi degli altri. Anche quando accade qualche evento avverso trova ragioni e valori in grado di giustificarlo. Prova di frequente un senso di meraviglia e di stupore per ogni cosa che non dà mai per scontata. Svariate filosofie e religioni orientali e non sottolineano l’importanza di coltivare quotidianamente la nostra gratitudine. Per esprimere gratitudine però, non basta semplicemente dire “Grazie!”. Quanti Grazie diciamo in maniera formale o spesso, senza neanche accorgercene, durante la giornata ?  La gratitudine è stata spesso chiamato il “fattore dimenticato” nella ricerca della felicità. 
Praticare la gratitudine significa assumere in modo costante un atteggiamento di “felicità ingiustificata“. Vi è mai capitato di essere felice per eventi o situazioni apparentemente usuali, banali? Di apprezzare per esempio il sole che sorge, il profumo di un fiore, il suono di una melodia o semplicemente la vostra salute?
La verità è che la gratitudine ci ricorda che possiamo essere felici adesso! Ora! E allora sentiamo che la nostra vita si amplia, si espande come quando facciamo un ampio respiro, in cui tutto fluisce, in cui siamo collegati alla nostra vera essenza, alla nostra anima. Attraverso la gratitudine diventiamo tutt’uno con ciò che ci è dato. Come se ci dicessimo “Questo è il momento che ho sempre aspettato. È ciò per cui vale la pena essere qui, ora!”. Sentiamo ogni cellula del nostro essere dire “Grazie!”. E il cuore si scalda, lo percepiamo proprio. Insomma focalizzare la nostra attenzione su ciò che abbiamo, su ciò che ci circonda e che questo non è scontato, il sentimento è solo l’aspetto più visibile della gratitudine. Essa è prima di tutto un’operazione della mente: consiste nel riconoscere in ogni momento il valore di ciò che la vita ci offre. Ciò che prima non aveva valore adesso ce l’ha e questo provoca la liberazione delle emozioni, queste sono generate solo se l'occhio della mente si focalizza, ponendo attenzione e intensità su ciò che di bello ci circonda. Se riconosciamo il valore di ciò che abbiamo, ci sentiamo ricchi, soddisfatti e fortunati.



BUONA VITA

Vincenzo D’Angelo: Counselor ad approccio sistemico integrato 
all’armonia posturoemozionale funzionale, Life-Mental Coach, Naturologo , 
operatore shiatsu, massaggiatore olistico, operatore Wassage.

conduttore di gruppi di E-Motion e Yoga della Risata 
TEL.  :  338-8809519 
professionista disciplinato ai sensi della legge 4/2013.
 del 14 gennaio 2013, pubblicata nella GU n. 22 del 26/01/2013"