giovedì 14 marzo 2013

L’ansia


Ambiti in cui opero : 



L’ansia



Perché nasce e come si manifesta

Il termine ANSIA è un termine generico comunemente utilizzato per comprendere tutta una serie di problemi legati alla paura.
Se provare ansia in certe situazioni è assolutamente normale, in certi casi l’ansia con la sua presenza costante e insidiosa può influire negativamente sulla qualità della vita.
L’ansia può avere diverse manifestazioni:
  • apprensioni
  • preoccupazioni
  • nervosismo e timori
  • fobie
  • attacchi di panico
I sintomi fisici che le persone ansiose comunemente riportano sono:
  • tensioni muscolari e mal di schiena
  • mal di testa
  • mancanza di energia
  • nausea e problemi digestivi
  • tachicardia
  • difficoltà a dormire
  • sudorazione eccessiva
  • vertigini
  • tremori
  • sensazione di avere un peso sul cuore
  • sensazione di avere un nodo alla gola
  • difficoltà a respirare.
A livello psicologico, le persone ansiose hanno spesso difficoltà a rilassarsi, tendenza all’iperattività o tendenza alla procrastinazione, difficoltà di concentrazione e irritabilità.
Spesso uno stato d’ansia è accompagnato anche da uno stato di depressione.
L’ansia può essere causata o esacerbata da molti elementi:
  • esaurimento fisico o mentale
  • prolungati periodi di stress
  • sindrome premestruale
  • menopausa
  • traumi psicologici (presenti e passati)
  • collera repressa
  • cessato uso di tranquillanti
  • malattie
  • allergie
  • uso di stimolanti (tè, caffè, sigarette..)

Ansia costante

E’ uno stato della mente in cui si è costantemente preoccupati e spaventati, senza saperne indicare il motivo. Si ha paura di non essere abbastanza bravi, di non sapere affrontare quello che la giornata oggi ha in serbo per noi e ogni variante dalla routine quotidiana diventa straordinariamente stressante. Spesso l’ansia va di pari passo con la depressione.
L’ansia è normalmente un segno che molte cose in passato sono andate storte o che al momento si vive una situazione insostenibile. La ragione principale per cui si diventa ansiosi sono i fattori psicologici. Ma l’ansia può essere peggiorata dalle allergie, da un eccessivo consumo di alimenti che producono acidi, come il cioccolato, i dolci e altri cibi e bevande contenenti zuccheri. Allo stesso modo anche l’assunzione di droghe può lasciare un senso di ansia e paranoia, anche anni dopo aver cessato di far uso di queste sostanze.

Preoccupazione

La preoccupazione è uno stato di apprensione permanente. Una persona che ha la tendenza a preoccuparsi, già nel momento in cui, al risveglio del mattino riapre gli occhi, comincia a preoccuparsi per la giornata che deve affrontare. La mente di queste persone formula continuamente pensieri negativi, ogni situazione viene percepita in modo drammatico e ovunque ci sono problemi e difficoltà: per un errore commesso al lavoro, l’ansioso immagina subito che verrà licenziato o se accusa un piccolo malessere, si prefigura di avere una grave malattia. Mentre è normale essere apprensivi solamente per qualcosa che sta per avvenire o che avverrà fra breve, la preoccupazione è uno stato che permane, al di là della situazione: ciò significa che ci si preoccupa per un evento futuro, ci si preoccupa poi mentre l’avvenimento sta accadendo e che si continua ancora a preoccuparsi in seguito per quello che si ritiene che si avrebbe dovuto dire o fare, temendo ad esempio di aver offeso qualcuno, di aver fatto una brutta figura, o di aver commesso qualche errore. La preoccupazione quindi è una questione ben più grave dell’apprensione. Essa può riguardare le questioni più diverse: il lavoro, la salute, la situazione economica, i figli, i familiari..
La persona ansiosa è consapevole del fatto che le sue preoccupazioni sono eccessive e irrazionali, ciò nonostante non riesce a smettere di preoccuparsi.

Ansia da prestazione o paura di fallire

Generalmente, dietro un qualsiasi stato di ansia, si nasconde sempre un’altra paura più profonda: quella di non essere all’altezza della situazione, di deludere le aspettative degli altri e quindi di venire rifiutati.
Questa paura caratterizza soprattutto quella che è comunemente definita “ansia da prestazione” o “paura di fallire”. In questa categoria di paure sono incluse tutte quelle situazioni in cui è necessario dimostrare, ufficialmente e di fronte ad altre persone, le proprie doti, il proprio talento, le proprie abilità, capacità, competenze e conoscenze, come nel caso di esami, test, colloqui di lavoro, conferenze ….; in tutti questi frangenti si è dolorosamente consapevoli di essere sottoposti allo scrutinio e al giudizio altrui e, inoltre, che le proprie prestazioni verranno valutate, positivamente o meno.
Dalla mia esperienza, la paura di fallire, è legata ad un ego (bambino) che, nel passato, e’ stato ripetutamente ferito e che ha imparato ad avere paura delle conseguenze del fallimento. L’ansia si manifesta con quel costante senso di non sentirsi al sicuro, di essere minacciati dal mondo, ma di non sapere da dove o da chi proviene la percepita minaccia. Il bambino e’ vissuto a lungo e ripetutamente in un tale stato di costante minaccia e pericolo da parte di adulti dal comportamento violento e imprevedibile, che la traccia mnemonica e’ profonda e si attiva automaticamente. D’altro canto, l’ansia nasconde anche rabbia inespressa.
Infatti, il bambino non solo ha paura, ma prova anche rabbia nei confronti dei soprusi subiti da parte dell’adulto. Tuttavia, “sa” che non può permettersi di esprimere questa rabbia perchè si sente in una posizione di netta inferiorità fisica e/o psicologica rispetto all’adulto (e lo e’). Esprimere la sua frustrazione/rabbia verso l’adulto, comporterebbe abusi e violenze ancora maggiori. Il compromesso (saggio) dell’inconscio e’ quello di reprimere, proteggendo in questo modo l’incolumità del bambino. Tuttavia, nel corso della vita adulta questa rabbia repressa “spinge” per venire fuori, manifestando sintomatologie come l’ansia, o addirittura gli attacchi di panico, una manifestazione estrema dell’ansia, o le esplosioni di collera.
Uno tra i tanti casi che potrei citare come esempio è quello di Barbara, una mia cliente che, nel corso della sua vita ha sviluppato un’ansia cronica a causa dei rimproveri costanti e ripetuti da parte di un padre eccessivamente autoritario ed esigente. Barbara, come tante persone che sono ansiose, è costantemente alla ricerca di perfezione; questi individui, infatti, nutrono la convinzione inconscia, di poter essere accettati dagli altri solo se brillanti e sempre all’altezza della situazione. Ma dal momento che le aspettative che nutrono nei confronti di se stessi sono troppo alte e irrealistiche, si sentono costantemente inadeguati e non all’altezza.
Il caso di Barbara
Nel corso di due colloqui, Barbara mi riferisce di essere stata licenziata due anni fa presso l’azienda dove lavorava come impiegata e che da allora non ha più cercato lavoro, chiudendosi in casa dopo aver avuto una serie di attacchi d’ansia molto forti, al punto da sviluppare il timore di uscire di casa. Trascorre così la maggior parte del suo tempo in casa senza far niente, in quanto si sente spesso stanca e annoiata; le costa fatica fare qualsiasi cosa, soprattutto fare le pulizie di casa e’ per lei una fatica insormontabile.
Mangia in modo eccessivo, a tutte le ore del giorno, per combattere la noia e l’ansia.
Da sempre ha un sonno agitato e discontinuo, ha difficoltà ad addormentarsi e ha ripetuti risvegli durante la notte. Prende un ansiolitico, a base di benzodiazepine, prima di dormire e al bisogno, su indicazioni del suo medico di base, che glielo ha prescritto per aiutarla a gestire la sua ansia.
Riguardo alla sua infanzia, riferisce che, assieme ai suoi due fratelli minori, è cresciuta in una famiglia in cui il padre era molto severo e autoritario, emotivamente assente al punto da ” non averle mai fatto una carezza e non averle mai detto ti voglio bene”, citando le sue testuali parole, e mentre me lo dice le scendono le lacrime.
Tutti i membri della famiglia hanno sempre avuto paura del padre, compresa la madre di Barbara. Il padre esigeva che i figli eccellessero a scuola. A cena li interrogava su come erano andati a scuola e insisteva per controllare lo svolgimento dei compiti per casa.
Se Barbara era in difficoltà con lo svolgimento dei compiti, il padre le spiegava come fare e si aspettava che lei capisse al volo. Se ciò non accadeva, il padre si arrabbiava e iniziava ad urlare, con il risultato che Barbara si sentiva ancora più agitata e confusa. Di conseguenza si è sempre impegnata molto a scuola per il timore che il padre si arrabbiasse, spesso rinunciando anche ad uscire con i coetanei che la prendevano in giro chiamandola ” secchiona”.
Più per compiacere suo padre, che per scelta personale, Barbara si e’ iscritta all’università e si è laureata con il massimo dei voti in Economia e Commercio,  a 24 anni.
4 mesi dopo la laurea e’ stata assunta come responsabile amministrativa presso uno studio dentistico dove ha lavorato per 6 anni.
All’età di 30 anni ha iniziato a lavorare sempre nel settore dell’amministrazione di uno studio notarile per 4 anni e poi presso un’ azienda di Napoli, dove e’ stata licenziata ” per esubero del personale”, senza alcun preavviso, circa due anni fa.
Barbara dice di essere cresciuta con un’ansia costante che si e’ portata dentro anche nella vita adulta. Ha sempre sentito il bisogno di svolgere il proprio lavoro alla perfezione, per quanto non le piacesse, in quanto noioso e ripetitivo, e si sentiva turbata quando questo non era possibile o qualcuno le faceva notare che aveva commesso un errore. Questo le causava notti insonni e un’ ansia persistente, così, dopo essere stata licenziata nell’azienda presso cui lavorava, due anni fa, non ha più avuto il coraggio di cercare un nuovo lavoro, ma si e’ chiusa in casa cadendo in uno stato di depressione.

Il Counselling: un aiuto per gestire l’ansia

Il Counsellor utilizza dei metodi molto efficaci per la gestione e l’eliminazione dell’ansia: innanzitutto attraverso una serie di colloqui, il counsellor raccoglie informazioni sull’entità del disagio vissuto dal cliente, su come lo percepisce e le conseguenze che ne derivano, e nello specifico quali obiettivi intende raggiungere per risolvere il problema. Si andrà poi ad indagare, nel vissuto del cliente, se è rintracciabile un evento specifico, o una serie di eventi, che possano aver provocato tale stato d’ansia; il counsellor spiega poi al cliente che cos’è l’ansia, come si manifesta, e quali possono essere le strategie utili per affrontarla.
Tra i metodi utilizzati, ve ne sono alcuni che prevedono l’utilizzo di immagini mentali e di tecniche di rilassamento che lavorano direttamente a livello inconscio, trasformando quelle situazioni che provocano uno stato di preoccupazione o di ansia. Il metodo della Desensibilizzazione Graduale permette di affrontare la situazione temuta a piccoli passi, dando il tempo e la possibilità all’inconscio di sostituire il sentimento di paura con un’emozione di accettazione e tranquillità, in relazione alla situazione che si tendeva ad evitare. Inoltre, poiché l’ansia è spesso il risultato di rabbia accumulata nel tempo e non espressa, vengono utilizzati dei metodi che lavorano sulla rabbia repressa e che servono, da una parte, per re-indirizzare la rabbia al mittente che l’ha provocata, nella privacy della propria psiche, e dall’altra per dare al proprio bambino interiore un nuovo genitore, più protettivo. Tali metodi aiutano a diventare genitori di noi stessi, riappropriandoci in questo modo dell’ infanzia perduta e recuperando l’autostima.
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BUONA VITA A VOI


Vincenzo D’Angelo: Counselor ad approccio sistemico integrato 
all’armonia posturoemozionale funzionale, Life-Mental Coach, Naturologo , 
operatore shiatsu, massaggiatore olistico, operatore Wassage.
conduttore di gruppi di E-Motion e Yoga della Risata 
TEL.  :  338-8809519 
professionista disciplinato ai sensi della legge 4/2013.
 del 14 gennaio 2013, pubblicata nella GU n. 22 del 26/01/2013"